Un duro colpo alla criminalità organizzata è stato inferto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di nove persone, accusate di far parte di un’associazione mafiosa armata, legata alla famiglia Santapaola-Ercolano. L’operazione, denominata “Old Horse” (Vecchio Cavallo), ha permesso di disarticolare un gruppo criminale che, secondo le indagini, controllava il territorio di San Pietro Clarenza e Belpasso, imponendo estorsioni, gestendo il traffico di droga e intervenendo persino nel recupero crediti, con metodi violenti e intimidatori. L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catania e condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Gravina di Catania, è durata dal marzo 2021 all’aprile 2023. Le investigazioni hanno preso le mosse dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia e dalle risultanze di precedenti operazioni antimafia, “Sotto Scacco” (2021) e “Black Lotus” (2019), che avevano già colpito gruppi criminali legati ai Santapaola-Ercolano.
Il Clan Santapaola-Ercolano: l’Egemonia Mafiosa a San Pietro Clarenza e Belpasso
Le indagini avrebbero permesso di accertare l’egemonia della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano nei territori di San Pietro Clarenza e Belpasso, due comuni alle pendici dell’Etna. Il clan, secondo l’accusa, esercitava un controllo capillare del territorio, imponendo il “pizzo” agli imprenditori locali, gestendo il traffico di stupefacenti e intervenendo, con metodi mafiosi, anche nel recupero crediti per conto di privati. L’operazione è stata denominata “Old Horse” (Vecchio Cavallo) in riferimento all’attività lavorativa di Orazio Giuseppe Santonocito, 70 anni, titolare di una macelleria equina a San Pietro Clarenza e considerato dagli inquirenti il referente della famiglia Santapaola-Ercolano per i territori di San Pietro Clarenza e Belpasso. Santonocito, noto nell’ambiente criminale come “il macellaio di San Pietro Clarenza”, secondo l’accusa, non solo gestiva le attività illecite del clan, ma utilizzava la sua macelleria come luogo di incontro per gli affiliati e come luogo di convocazione per le vittime di estorsione.
Estorsioni e Recupero Crediti: il “Pizzo” e le Minacce
Le estorsioni rappresentavano una delle principali fonti di guadagno per il clan. Imprenditori locali venivano costretti a pagare il “pizzo” per poter continuare a svolgere le proprie attività, sotto la minaccia di ritorsioni. Il Santonocito, secondo le indagini, svolgeva anche funzioni “paragiurisdizionali”, intervenendo in questioni di recupero crediti per conto di imprenditori locali, ricorrendo a minacce e violenza per ottenere il pagamento dei debiti. Le estorsioni non si limitavano al denaro, ma riguardavano anche la consegna di beni, come generi alimentari destinati agli affiliati detenuti. Sebbene il traffico di stupefacenti non fosse l’attività principale del gruppo, le indagini hanno evidenziato il ruolo di Alfio Caruso, considerato il braccio destro di Santonocito, nella gestione dello spaccio di marijuana. Caruso, secondo l’accusa, avrebbe avuto anche il compito di impedire l’ingresso di altri gruppi criminali nei territori controllati dal clan, mantenendo il monopolio delle attività illecite.
Tre Arresti in Flagranza: un’Estorsione Sventata
Nel corso delle indagini, i Carabinieri hanno eseguito tre arresti in flagranza di reato per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Questi interventi hanno permesso di interrompere un’attività estorsiva in corso ai danni di un imprenditore locale, una vicenda per la quale è già intervenuta una sentenza di condanna in primo grado nei confronti di alcuni imputati, tra cui lo stesso Santonocito e Caruso. Le indagini hanno portato anche al sequestro penale di nove carte tachigrafiche, utilizzate per eludere i controlli sui tempi di guida degli autotrasportatori. Le carte, risultate denunciate come smarrite, venivano utilizzate in modo fraudolento per alterare i dati relativi ai tempi di guida e di riposo, mettendo a rischio la sicurezza stradale. L’operazione “Old Horse” ha visto impegnati oltre 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, supportati dalla Compagnia di Intervento Operativo (C.I.O.) del XII Reggimento “Sicilia”. Un’azione coordinata e su vasta scala, che ha permesso di disarticolare un’organizzazione criminale radicata sul territorio e di assicurare alla giustizia i presunti responsabili.
Un Segnale Forte Contro la Mafia, l’Impegno dello Stato Continua
L’operazione “Old Horse” rappresenta un segnale forte e deciso contro la criminalità organizzata e conferma l’impegno costante dello Stato nella lotta alla mafia. L’arresto di presunti affiliati e fiancheggiatori del clan Santapaola-Ercolano indebolisce l’organizzazione criminale e contribuisce a ripristinare la legalità in un territorio per troppo tempo oppresso dalla presenza mafiosa. Le indagini, tuttavia, proseguono per accertare eventuali ulteriori responsabilità e per individuare tutti i soggetti coinvolti nelle attività illecite del clan. La lotta alla mafia è una priorità per lo Stato e per la società civile, un impegno che richiede la collaborazione di tutti per sconfiggere un fenomeno criminale che minaccia la democrazia e lo sviluppo del Paese. Si precisa che, in attesa di giudizio definitivo, per tutti gli indagati vige la presunzione di innocenza.