CATANIA – Un vero e proprio incubo fatto di prestiti-cappio con tassi d’interesse da capogiro, fino al 300% mensile, e condito da minacce per chi non riusciva a pagare. È lo scenario che emerge da una complessa indagine anti-usura e anti-estorsione condotta dalla Guardia di Finanza a Catania, che nei giorni scorsi ha portato all’emissione di misure cautelari per quattro persone. Su disposizione della Procura Distrettuale, per loro è scattato l’obbligo di dimora.
Nel mirino degli inquirenti del Nucleo etneo di Polizia Economico Finanziaria – Gruppo Tutela Economia – sono finiti PIACENTE Maria, CONDORELLI Provvidenza, CRISAFI Maria Teresa e SARANITI Daniele. Secondo l’accusa, ancora tutta da provare in un’aula di tribunale e nel pieno rispetto della presunzione d’innocenza, avrebbero agito a volte da soli, altre in combutta, strozzando persone in grave difficoltà.
Le vittime, spesso membri della stessa famiglia, si sarebbero rivolte a questo presunto giro di usurai per far fronte a normali, ma impellenti, bisogni familiari. Piccoli prestiti, tra i 500 e i 3.000 euro, che però si trasformavano in un calvario. Il denaro, secondo le Fiamme Gialle, veniva consegnato in contanti nelle zone di Picanello e del Villaggio Sant’Agata, ma con una “sorpresa” immediata: una rata veniva trattenuta subito come anticipo sugli interessi. Interessi che, come detto, potevano schizzare dal 60% fino al 300% al mese sul capitale prestato.
Un meccanismo infernale, calibrato sulla presunta capacità di pagare del richiedente, che rendeva quasi impossibile uscire dal tunnel del debito. Infatti, il sistema di restituzione prevedeva il pagamento mensile di quote di soli interessi, che non andavano minimamente a scalfire il debito iniziale. Questo salasso continuava finché la vittima non riusciva, con un enorme sforzo, a restituire l’intera somma iniziale in un colpo solo. Una trappola che, in alcuni casi, ha spinto i più disperati a chiedere un nuovo prestito, magari più alto, per tentare di chiudere il precedente, finendo per indebitarsi ancora di più.
E per chi tardava o non riusciva a onorare le rate, la situazione si faceva ancora più pesante. Gli investigatori parlano di veri e propri atti intimidatori: i “clienti” insolventi sarebbero stati sollecitati con minacce a regolarizzare la loro posizione, aggiungendo paura alla disperazione economica.
L’inchiesta è stata costruita pezzo dopo pezzo, grazie a intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, oltre a servizi di osservazione e pedinamento. Fondamentali anche le testimonianze dei debitori, che hanno fornito dettagli cruciali sulle modalità dei prestiti. Sulla base di questo quadro, definito “grave” a livello indiziario, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, dopo aver effettuato gli interrogatori preventivi previsti dalla riforma “Nordio” e su richiesta della Procura, ha disposto l’obbligo di dimora per i quattro indagati.
L’operazione rientra nella costante attività della Procura e della Guardia di Finanza etnea contro l’usura, una piaga che, come sottolineano gli inquirenti, non solo lucra sulle disgrazie altrui ma inquina l’intero sistema economico e la sana concorrenza.