ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera lanciano un forte appello per la bonifica e la riconversione industriale del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Priolo, in Sicilia. La campagna nazionale “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato” fa tappa nel siracusano, evidenziando una situazione di grave ritardo e di promesse mancate. Dopo oltre 25 anni dall’istituzione del SIN, più del 90% delle aree contaminate, sia a terra che a mare, è ancora in attesa di bonifica. Un territorio che comprende i comuni di Augusta, Priolo, Melilli e Siracusa, con una popolazione di circa 178.651 abitanti (dati del 2019) che vive in zone a elevato rischio sanitario. L’appello è rivolto alle istituzioni, ai decisori politici e alle strutture commissariali, affinché si acceleri il passo nel risanamento ambientale e nella riconversione industriale del Polo Petrolchimico di Siracusa, uno dei più grandi d’Europa, responsabile della produzione del 20% dei carburanti consumati in Italia. Le associazioni denunciano una situazione di stallo, caratterizzata da ritardi burocratici, fondi bloccati e ricorsi strumentali al TAR da parte delle aziende coinvolte, che cercano di evitare l’assunzione di responsabilità. L’obiettivo principale è quello di affermare la giustizia ambientale e sociale.
Un Quarto di Secolo di Ritardi: la Bonifica è un Miraggio
La bonifica del SIN di Priolo è un processo che si trascina da oltre un quarto di secolo, con risultati estremamente deludenti. Nonostante la gravità della situazione ambientale e sanitaria, i progressi sono stati minimi. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Ambiente, aggiornati a giugno 2024, solo il 2,2% dei 5.075 ettari di aree a terra (dopo la riperimetrazione del 2024) e il 2,1% dei 10.129 ettari di area a mare sono stati bonificati e certificati. Questo significa che oltre il 90% del SIN rimane contaminato, con la popolazione esposta a sostanze pericolose come amianto, diossine, PCB, metalli pesanti e solventi. Le associazioni promotrici della campagna “Ecogiustizia subito” sottolineano come questa situazione sia inaccettabile e rappresenti una violazione del diritto alla salute dei cittadini. Ricordano inoltre la recente condanna della Corte europea dei diritti umani all’Italia per non aver garantito il diritto alla vita degli abitanti della Terra dei fuochi in Campania, un caso analogo per gravità e per ritardi nelle bonifiche. La richiesta è chiara: interventi immediati e concreti per avviare e completare le bonifiche, a partire dalle aree dove è già possibile intervenire, come il vecchio impianto Cloro-Soda e la relativa falda, attualmente ostaggio di un rimpallo di responsabilità tra enti e aziende. Non si tratta di un problema locale, ma di interesse nazionale.
Quattro Priorità per il Risanamento e la Riconversione del SIN
Le associazioni hanno individuato quattro priorità d’intervento, che sono state formalizzate in un “Patto di comunità” presentato durante un’assemblea pubblica ad Augusta. La prima priorità è un approfondimento dello stato di inquinamento dell’area e una chiara ripartizione degli oneri dei costi della bonifica, applicando rigorosamente il principio “chi inquina paga”. Questo significa che le aziende responsabili dell’inquinamento devono farsi carico dei costi del risanamento ambientale, senza scaricare oneri sulla collettività. La seconda priorità è la bonifica immediata delle aree contaminate, iniziando da quelle dove gli interventi sono più urgenti e fattibili. La terza priorità riguarda il depuratore IAS di Priolo Gargallo, un impianto cruciale per il trattamento dei reflui industriali e civili. Le associazioni chiedono la sua ristrutturazione, revisione, razionalizzazione ed efficientamento, utilizzando le risorse del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027. L’obiettivo è rendere il depuratore idoneo al trattamento dei reflui provenienti anche da Siracusa nord e Augusta, evitando così il prelievo di acqua di falda e la costruzione di nuovi depuratori. La quarta e ultima priorità, forse la piu’ ambiziosa è la riconversione dell’intero comparto industriale, con la transizione da produzioni inquinanti a cicli produttivi più puliti e innovativi, basati sull’economia circolare e sulle fonti rinnovabili.
Dalla “Pioggia Oleosa” all’Impatto Sanitario: Emergenze e Preoccupazioni
Le associazioni promotrici della campagna “Ecogiustizia subito” hanno ricordato alcuni episodi emblematici che evidenziano la gravità della situazione ambientale e sanitaria nel SIN di Priolo. Tra questi, l’incidente dell’agosto 2023, quando un’anomalia nell’impianto di raffinazione ISAB Sud ha provocato la fuoriuscita di circa 17 tonnellate di idrocarburi, la cosiddetta “pioggia oleosa”, che ha interessato anche gli agglomerati urbani vicini. L’impianto, posto sotto sequestro dalla procura, è stato successivamente rimesso in funzione, sollevando preoccupazioni sulla sicurezza e sulla tutela dell’ambiente. Un altro caso emblematico è quello del depuratore IAS, sequestrato per disastro ambientale nel 2022. Il Governo, con il decreto “Salva Isab”, aveva disposto la continuità produttiva dello stabilimento, una decisione poi bocciata dalla Corte costituzionale e disapplicata dal GIP. Ad oggi, il futuro del depuratore e dei suoi lavoratori rimane incerto. Oltre alle emergenze ambientali, le associazioni sottolineano l’impatto sanitario dell’inquinamento sulla popolazione. Il Sesto Rapporto SENTIERI evidenzia un eccesso di mesoteliomi e tumori pleurici, patologie associate all’esposizione all’amianto, oltre a un aumento di tumori polmonari, malattie respiratorie e altre patologie legate all’inquinamento atmosferico e alla contaminazione del suolo e delle acque.