Circa 600 tirocinanti delle aziende partecipate dal Comune di Messina hanno deciso di manifestare pubblicamente, rivendicando un impiego stabile e dignitoso. Dietro la protesta si celano mesi di attesa e richieste inevase rivolte all’Amministrazione comunale, accusata di non aver fornito risposte chiare né soluzioni pratiche per una loro inclusione lavorativa. La manifestazione, organizzata dalla Nidil-Cgil di Messina, si terrà l’8 novembre alle ore 10:30 davanti a Palazzo Zanca.
Il Nidil-Cgil, il sindacato che tutela i lavoratori precari, ha richiesto da tempo un incontro con l’Amministrazione comunale per discutere del futuro dei tirocinanti e della possibilità di prorogare i contratti. “Sono circa 600 i tirocinanti attivi nelle partecipate comunali di Messina, dove sopperiscono alla mancanza di personale a costi ridotti, senza però avere la sicurezza di un futuro lavorativo”, ha dichiarato Ivan Calì, coordinatore di Nidil-Cgil Messina. Calì ha evidenziato come molti di questi lavoratori svolgano mansioni ripetitive e a bassa qualificazione, spesso senza un piano formativo adeguato o un contratto individuale.
Secondo Calì, l’inclusione lavorativa dovrebbe essere più di una semplice parola, bensì un obiettivo concreto perseguito con azioni reali, a beneficio di chi si dedica a garantire il buon funzionamento dei servizi pubblici. “Molti tirocinanti hanno superato i 24 mesi di esperienza e rischiano ora di trovarsi senza una prospettiva concreta, poiché il tirocinio non viene considerato professionalizzante”, ha aggiunto.
Nidil-Cgil e Cgil Messina chiedono all’Amministrazione comunale un impegno chiaro: la proroga dei tirocini e un percorso che porti a contratti stabili e inclusivi. A loro parere, il Comune dovrebbe avviare un confronto aperto con tutte le parti sindacali, poiché la situazione dei tirocinanti è una problematica che riguarda l’intera città. Il segretario generale della Cgil di Messina, Pietro Patti, ha espresso l’insoddisfazione per il modo in cui il Comune gestisce le relazioni sindacali, privilegiando alcuni interlocutori e trascurando una visione inclusiva del dialogo sociale.