La Quaremma Salentina altro non è che la moglie del carnevale o dellu Paulinu.
Come nasce questo mito?
In passato era consuetudine, trovare nelle viuzze dei paesi salentini durante il periodo quaresimale, uno strano pupazzo sospeso tra un balcone ed un altro con le sembianze di una vecchia.
La vecchia Quaremma è vestita col fazzoletto nero in testa, lo scialle sulle spalle ed il grembiule, con in una mano il fuso e la conocchia, e nell’ altra un’arancia selvatica, una “marangia”, che con il suo sapore acre rappresenta la sofferenza, nella quale erano conficcate sette penne di gallina.
Da dove deriva il nome Quaremma?
Quaremma, sembra che derivi dal francese Careme (Quaresima appunto) e che rappresentava simbolicamente le fattezze della moglie di Carnevale (lu carniale)nel Salento conosciuto con il nome di Pulinu.
Come abbiamo raccontato nel precedente articolo (che potete leggere cliccando qui), Il Pulinu deceduto per i troppi bagordi dopo aver sperperato tutti i suoi beni lasciando la sua povera moglie, Quaremma, nella più totale miseria.
Quella povera moglie altro non è La Quaremma allora che a quel punto è era costretta a lavorare per ripagare i debiti del marito e per sopravvivere.
Per questo motivo è rappresentata con i ferri del mestiere sul fantoccio.
Il fuso e la conocchia( o gli altri utensili) rappresentavano la laboriosità ma allo stesso momento lo scorrere del tempo.
Le penne infilzate nell’arancia rappresentano o sono il simbolo delle settimane di penitenza e digiuno che precedono la Pasqua.
Nel Salento il termine Quaremma viene anche associato alla bruttezza e quindi viene usato anche in modo dispregiativo.
(UARDA E BITI DRAHA QUAREMMA) Guarda quanto è brutta.
Cosa si appende insieme al fantoccio?
Dipende dalle località in cui vai, di solito insieme alla Quaremma, a secondo delle usanze del paese, si appendevano alcuni oggetti come una bottiglietta d’olio che rappresenta l’olio usato per la lampada per continuare il proprio lavoro nella notte, una d’aceto (rappresentante la ristrettezza economica in cui viveva) 7 taralli o fichi secchi è il poco e povero cibo che l’ anziana signora ha disposizione, ma anche delle bamboline più piccole ossia i figli che non avevano mai visto e conosciuto il padre.
Le altre tradizioni Pasquali Salentine oltre la Quaremma
Nel Salento oltre alla Quaremma che abbiamo visto chi è e cosa rappresenta ci sono altre tradizioni che annunciano l’ arrivo della Pasqua.
Per esempio ci sono: Le Scarcelle, Lu Riu, I Subburchi e la Serenate della Domenica delle Palme.
Vediamo cosa rappresentano questi riti nella tradizione Salentina.
Le Scarcelle
Ler Scarcelle sono dei dolci pasquali tipici del Salento, che consiste in un impasto zuccherato dalla forma di un cesto, con all’interno un uovo sodo ancora racchiuso nel guscio.
Per tradizione si consumano a Pasqua o a Pasquetta.
Lu Riu
Lu Riu è una tradizione, prettamente della città di Lecce, che viene celebrata il giorno dopo il Lunedì dell’Angelo, il martedì infatti e chiamato “la Pasquetta dei leccesi”.
Nella sua origine la sua celebrazione prevedeva una visita alla chiesa della Madonna, nel nord della città. Oggi, invece, i cittadini amano anche passare la giornata in scioltezza, e la passano in spiaggia, per le vie del centro o a tavola in compagnia.
I Subburchi
I Sabburchi sono la rappresentazione del sepolcro di Gesù Cristo, allestita solitamente in uno degli altari laterali delle chiese. Ad abbellire le rappresentazioni si vedono spesso candele, tessuti bianchi e rossi, croci, piante e spighe di grano bianco. I Sabburchi sono ognuno diverso dall’altro,e si tengono il Giovedì Santo.
Mentre ad Alezio la domenica delle Palme per le vie del paese si aggirano infatti dei cantori, che raccontano in musica la storia di Gesù fino alla sua Passione. Questa usanza è conosciuta con La serenata della Domenica delle Palme.
Nel Salento il ricco di tradizioni e di storia sono varie quelle che antecedono e conducono alla Pasqua si inizia con la morte del Pulino, che apre le porte alla Quaremma e poi cosi via fino la martedì dopo la pasquetta.
Raffaele Longo – MeridioPost