Morte Kobe Bryant, divulgazione horror delle foto.
Era il 26 Gennaio 2020 quando il campione del Basket insieme alla figlia Gianna e altre sette persone, perse la vita a causa di un incidente in elicottero in California. All’incredulità di una morte così tragica, sono da aggiungere a questa disgrazia diverse azioni legali attuate da parte della moglie Vanessa Bryant e dai famigliari delle altre vittime. Si tratta di azioni legali verso l’Island Express Helicopters e l’Island Express Holding, le compagnie che gestivano l’elicottero che si schiantò al suolo poco dopo il decollo.
Tali azioni non sono state però le uniche. Vanessa Bryant ha infatti citato in giudizio anche lo sceriffo Alex Villanueva e l’intero dipartimento della contea di Los Angeles. Infatti dopo lo schianto, erano state scattate molteplici foto ai poveri resti umani. Queste immagini agghiaccianti sono finite sui cellulari non solo del dipartimento ma anche dei vigili del fuoco. Sarebbe stato più che lecito se queste foto fossero state usate solo ai fini delle indagini, ma così non è stato.
I possessori di questi scatti, infatti, avrebbero mostrato il tutto anche in eventi pubblici, privatamente e in situazioni ininfluenti. Così, la moglie del campione, per la paura e la possibilità che le figlie potessero imbattersi nelle foto, ha denunciato per violazione della privacy e danni emotivi. Conseguente a queste divulgazioni, la contea di Los Angeles ha siglato l’accordo. Ciò include un risarcimento totale di quasi 30 milioni di euro.
Morte Kobe Bryant: il problema della divulgazione
Proprio in questi giorni, per la scomparsa di Maurizio Costanzo e il poco tatto usato nei confronti della moglie, si era consumata la polemica web. Evidenza del poco rispetto e dell’infinita ignoranza che alberga il nostro paese davanti al dolore altrui. Di come la gratificazione personale, in qualche modo, risulti valere molto più di ogni altra cosa.
E questo è solo l’ennesimo esempio che avvalora questa tesi.