Il silenzio spezzato: la storia di Martina
Il silenzio di una comunità viene spezzato da una notizia atroce: una ragazza di soli 14 anni, Martina Carbonaro, è stata brutalmente uccisa nel cuore di Afragola, un comune della provincia di Napoli, segnato da problemi sociali e culturali profondi.
In pochi giorni, il sogno di una giovane vita si è trasformato in un’altra tragica statistica, la 21ª vittima di femminicidio in Italia nel 2025.
Ma dietro questo numero, c’è una storia che chiede di essere raccontata, compresa e, soprattutto, fermata.
Martina era una studentessa di seconda media. Viveva con la madre Enza Cossentino e il fratellino. Nel quartiere era conosciuta come una ragazza solare, timida ma determinata, con una passione per la musica e il disegno e il sogno di diventare una grafica o un’artista.
Un anno fa aveva iniziato una relazione con Alessio Tucci, 18 anni, conosciuto tramite amici comuni. Una relazione che all’apparenza sembrava normale, ma che celava segnali di allarme: gelosia ossessiva, possessività e un controllo costante che hanno finito per imprigionare Martina in un legame tossico.
Nessuno ha colto quei segnali in tempo. Nessuno ha agito per tempo.
Il profilo del killer e il giovanissimo femminicidio
Due giorni fa, la madre di Martina ne aveva denunciato la scomparsa. Le ricerche hanno portato al ritrovamento del corpo in un edificio abbandonato nei pressi dell’ex stadio Moccia ad Afragola, segnando un altro, tragico capitolo nella lunga lista di femminicidi che affliggono il nostro Paese.
A confessare l’omicidio è stato Alessio Tucci, ex fidanzato della ragazza, muratore di 18 anni originario dello stesso comune, che ha ammesso di aver colpito brutalmente Martina con dei sassi in un impeto di rabbia dopo che lei aveva deciso di lasciarlo.
Un gesto che, nella sua brutalità, racconta una drammatica escalation di violenza nata da una relazione tossica fondata su dinamiche di controllo e gelosia patologica.
Il giovane è stato fermato con l’ accusa di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. «L’ho colpita con una pietra trovata sul posto» ha dichiarato durante l’ interrogatorio.
Secondo quanto riferito dagli inquirenti, Alessio era stato inizialmente ascoltato come persona informata sui fatti. Ma incrociando diverse testimonianze e visionando le immagini delle telecamere di sorveglianza, i carabinieri hanno ricostruito le ultime ore di Martina: nel video si vedono i due ragazzi aggirarsi nei pressi dello stadio Moccia, per poi entrare in una struttura abbandonata. Dopo qualche ora, dalle immagini, si nota uscire solo Alessio. Posto davanti all’evidenza, ha confessato. «Era provato – ha detto il suo avvocato, Mario Mangazzo – Ha commesso l’omicidio in un momento di rabbia, per gelosia». Secondo quanto ricostruito, i due si erano dati appuntamento per un chiarimento.
Martina avrebbe accettato di entrare spontaneamente nella casupola abbandonata. Poi la lite, l’esplosione di violenza, la morte. Dopo l’omicidio, Alessio è tornato a casa ad Afragola, rientrando nella routine familiare come se nulla fosse accaduto. Vive con i genitori e i fratelli: il padre è muratore, la madre casalinga. Incensurato, lavorava saltuariamente nei cantieri insieme al padre. Un profilo apparentemente anonimo, che però celava una personalità fragile e disturbata, incapace di gestire il rifiuto.
La Procura, in base agli elementi raccolti e alle risultanze investigative, ha emesso un provvedimento di fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. Il giovane sarà presto trasferito nel carcere di Poggioreale.
Il profilo psicologico di Alessio Tucci: e le dinamiche di violenza
Normativa e prevenzione: cosa si può fare
- con più campagne educative nelle scuole,
- un maggiore coinvolgimento dei centri antiviolenza,
- e una formazione continua e specializzata per gli operatori sociali e forze dell’ordine.
Il bisogno di una risposta collettiva, urgente e reale
- educare al rispetto,
- alla gestione delle emozioni
- e alla parità di genere sin dall’ infanzia.
Che il suo nome resti vivo nel nostro impegno, affinché nessuna ragazza, nessuna donna, debba più morire così.