Accusa di falsa testimonianza: prelati alla sbarra
Ad Enna si apre un nuovo capitolo giudiziario che coinvolge figure di rilievo della diocesi di Piazza Armerina. Il pubblico ministero Stefania Leonte, ritenendo sufficienti gli elementi probatori raccolti, ha richiesto il rinvio a giudizio per il vescovo Rosario Gisana e per il vicario giudiziale Vincenzo Murgano, attuale parroco della chiesa Madre di Enna. Entrambi sono accusati di falsa testimonianza durante il processo che ha portato alla condanna di Giuseppe Rugolo, sacerdote riconosciuto colpevole di violenza sessuale su minori.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Enna ha accolto la richiesta del pm, disponendo il processo che vedrà i due prelati comparire in aula il 26 maggio 2025, davanti al giudice Maria Rosaria Santoni.
L’origine delle accuse: il caso Rugolo
Le accuse contro Gisana e Murgano trovano origine nel processo contro Giuseppe Rugolo, ex sacerdote condannato lo scorso 5 marzo 2025 a 4 anni e mezzo di carcere per violenza sessuale su minori. Durante quel processo, Antonio Messina, archeologo e principale denunciante, ha riferito circostanze che hanno sollevato ulteriori sospetti sul comportamento di altri membri del clero.
Secondo l’accusa, il vescovo Rosario Gisana avrebbe reso dichiarazioni false in aula riguardo a un’offerta di denaro – 25 mila euro in contanti – che avrebbe proposto a Messina in cambio del suo silenzio. Anche monsignor Vincenzo Murgano è accusato di aver fornito testimonianze non veritiere, contribuendo a ostacolare la ricerca della verità durante il processo.
Il ruolo di Antonio Messina
Antonio Messina, figura centrale nella denuncia contro Rugolo, è stato il primo a portare alla luce gli abusi che hanno poi condotto alla condanna del sacerdote. Le sue testimonianze hanno aperto un vaso di Pandora, portando a nuove indagini e a una serie di accuse che ora coinvolgono direttamente anche i vertici della diocesi di Piazza Armerina.
Messina, sostenuto dall’opinione pubblica e da associazioni per la tutela delle vittime, ha sempre chiesto giustizia non solo per gli abusi commessi, ma anche per eventuali tentativi di insabbiamento che potrebbero aver compromesso il processo.
Le accuse contro Gisana e Murgano
Le accuse di falsa testimonianza rappresentano un capitolo particolarmente delicato in questo caso. Per la Procura di Enna, i due prelati avrebbero mentito sotto giuramento per proteggere l’immagine della Chiesa o per evitare ulteriori scandali. In particolare:
- Rosario Gisana: accusato di aver negato l’esistenza di un’offerta di denaro, che secondo Messina sarebbe stata avanzata come tentativo di insabbiare il caso Rugolo.
- Vincenzo Murgano: accusato di aver rilasciato dichiarazioni non veritiere, ostacolando il lavoro della giustizia.
Se le accuse dovessero essere confermate, si tratterebbe di un grave colpo per la credibilità della diocesi e per il suo operato negli ultimi anni.
Una data cruciale: il 26 maggio 2025
Il processo a carico del vescovo Gisana e di monsignor Murgano inizierà il prossimo 26 maggio 2025 presso il tribunale di Enna. Il giudice Maria Rosaria Santoni sarà chiamata a esaminare le prove raccolte e a decidere sulla colpevolezza o meno dei due imputati.
Questo processo sarà un banco di prova per il sistema giudiziario locale e per la capacità delle istituzioni di affrontare casi delicati che coinvolgono figure di spicco. Allo stesso tempo, rappresenterà un momento di riflessione per la Chiesa, già scossa da scandali simili a livello nazionale e internazionale.
Un caso che scuote la comunità di Enna
La notizia del rinvio a giudizio ha suscitato un forte impatto nella comunità di Enna e nella diocesi di Piazza Armerina. I fedeli si trovano divisi tra il desiderio di vedere fatta giustizia e il dolore per le accuse rivolte a figure di riferimento religioso.
Il caso sta attirando anche l’attenzione di associazioni per la tutela delle vittime di abusi e di gruppi impegnati nella lotta alla corruzione, che vedono in questo processo un’occasione per riaffermare i principi di trasparenza e giustizia.
La necessità di fare chiarezza
Le accuse mosse contro Gisana e Murgano mettono in evidenza l’importanza di un’indagine accurata e imparziale. Se da un lato il processo sarà un momento cruciale per chiarire i fatti, dall’altro rappresenta una sfida per la Chiesa, chiamata a garantire trasparenza e ad affrontare con determinazione i problemi interni.
La vicenda Rugolo, già di per sé grave, ha aperto una serie di interrogativi su come vengono gestiti i casi di abusi e sulle misure adottate per proteggere le vittime e assicurare giustizia. Il processo del 26 maggio potrebbe rappresentare un punto di svolta per la diocesi e per l’intera comunità religiosa.
Un processo atteso con attenzione
Il rinvio a giudizio del vescovo Rosario Gisana e di monsignor Vincenzo Murgano segna una tappa importante in una vicenda che ha scosso Enna e la diocesi di Piazza Armerina. La ricerca della verità e della giustizia rimane al centro dell’attenzione, con la speranza che il processo possa fare chiarezza su tutti gli aspetti ancora oscuri.
Mentre la giustizia farà il suo corso, la comunità è chiamata a riflettere sul significato di questa vicenda, che mette in discussione valori fondamentali e la fiducia verso le istituzioni religiose.