Un’operazione antimafia di vasta portata ha portato all’arresto di 19 persone tra le province di Catania e Bologna, nell’ambito dell’indagine denominata Operazione Mercurio. Coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e condotta dai carabinieri del ROS, l’operazione ha svelato l’infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto economico e politico locale. I soggetti coinvolti sono ritenuti gravemente indiziati di appartenere al clan mafioso Santapaola-Ercolano, con ramificazioni anche nella zona di Ramacca. Tra le accuse contestate figurano associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di valori.
L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. di Catania, è stata eseguita con un massiccio dispiegamento di forze: oltre 100 militari hanno operato simultaneamente tra Catania, Ramacca, Palagonia e Bologna. Oltre agli arresti, le autorità hanno disposto il sequestro preventivo di due società nel settore delle onoranze funebri per un valore complessivo di 300.000 euro.
L’infiltrazione della mafia nella politica locale
Le indagini, prosecuzione dell’operazione “Agorà” del 2022, hanno evidenziato la persistente capacità del clan di influenzare le istituzioni locali. In particolare, sono stati ricostruiti legami tra il clan e alcuni esponenti politici in occasione delle elezioni amministrative di Misterbianco e Ramacca nel 2021, nonché delle regionali siciliane del 2022.
Tra i principali indagati figurano:
- Matteo Marchese, candidato con la lista “Sicilia Futura”, avrebbe ricevuto l’appoggio del clan Santapaola-Ercolano in cambio di favori nell’ambito degli appalti pubblici.
- Giuseppe Castiglione, candidato della lista “Popolari e Autonomisti”, avrebbe siglato un accordo con la mafia per ottenere voti in cambio di concessioni economiche legate alla gestione del cimitero di Catania. Dopo essere stato eletto deputato dell’ARS, è entrato a far parte della Commissione d’inchiesta sulla mafia e la corruzione in Sicilia.
Anche a Ramacca, il clan avrebbe condizionato le elezioni amministrative dell’11 ottobre 2021: Nunzio Vitale (poi eletto sindaco) e Salvatore Fornaro (diventato vicepresidente del Consiglio Comunale) avrebbero ricevuto sostegno mafioso in cambio dell’assegnazione di lavori pubblici a imprese vicine alla criminalità organizzata.
Gli affari del clan tra estorsioni e investimenti illeciti
L’Operazione Mercurio ha anche fatto emergere il modus operandi del clan nella gestione delle proprie attività economiche illecite. Gli arrestati avrebbero imposto il pagamento del pizzo a numerose attività commerciali del centro di Catania, talvolta attraverso l’imposizione di personale all’interno delle aziende.
Un altro settore strategico per la mafia era quello delle onoranze funebri, con la creazione di società fittiziamente intestate a prestanome ma riconducibili ai vertici del clan. Tra gli arrestati figurano Ernesto Marletta, ritenuto capo del gruppo del Castello Ursino, e Rosario Bucolo, considerato uno degli organizzatori principali.
Gli arrestati e i beni sequestrati
Tra i soggetti destinatari della misura cautelare in carcere si trovano:
- Matteo Marchese
- Giuseppe Castiglione
- Ernesto Marletta
- Rosario Bucolo
- Vincenzo Rizzo
- Nunzio Vitale
- Salvatore Fornaro
Sono state inoltre sequestrate due società operanti nel settore delle onoranze funebri: Nicotra Biagio Alessio e San Marco.
L’Operazione Mercurio rappresenta un’importante azione repressiva contro la mafia catanese, dimostrando come la criminalità organizzata continui a cercare di infiltrarsi nelle istituzioni e nel tessuto economico locale. L’indagine ha fatto emergere un quadro inquietante di connivenze tra mafia e politica, con l’obiettivo di ottenere vantaggi economici e gestire il potere sul territorio.
Le autorità proseguiranno ora le indagini per consolidare il quadro accusatorio e assicurare che il fenomeno venga contrastato con la massima fermezza.