Vito Turriciano, 79 anni, di Castellammare del Golfo, è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa dopo un lungo e travagliato iter giudiziario. La Corte d’Appello di Caltanissetta ha accolto la richiesta di revisione della condanna a 12 anni di reclusione, inflitta nel 2016 dal Tribunale di Palermo, e ha ordinato l’immediata scarcerazione dell’uomo. Una sentenza che ribalta completamente l’impianto accusatorio e che riconosce l’estraneità di Turriciano al contesto mafioso. Una vittoria per la difesa, rappresentata dagli avvocati Baldassare Lauria e Caterina Gruppuso, che hanno sempre sostenuto l’innocenza del loro assistito e che, dopo tre processi, sono riusciti a dimostrare l’insussistenza delle accuse.
L’Accusa: un “Nuovo” Gruppo Mafioso per Controllare il Calcestruzzo e gli Appalti
A Vito Turriciano, insieme al boss di Castellammare del Golfo Mariano Saracino e ad altri, si contestava di aver costituito un “nuovo” gruppo mafioso, contrapposto a quello capeggiato da Francesco Domingo, con l’obiettivo di controllare il mercato del calcestruzzo e il sistema degli appalti pubblici locali. Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe operato nel territorio di Castellammare del Golfo, esercitando un’influenza criminale sulle attività economiche e sulle istituzioni locali. A Turriciano, in particolare, venivano contestati, oltre al reato associativo, anche due tentativi di estorsione.
Nel 2016, il Tribunale di Palermo aveva condannato Vito Turriciano a 12 anni di reclusione, ritenendolo responsabile di associazione mafiosa e di due tentate estorsioni. Una sentenza pesante, che aveva segnato profondamente la vita dell’uomo e della sua famiglia.
La Prima Richiesta di Revisione: Rigettata dalla Corte d’Appello di Caltanissetta
La difesa di Turriciano, convinta dell’innocenza del proprio assistito, aveva presentato una prima richiesta di revisione del processo, sostenendo che il presunto “nuovo” gruppo mafioso non fosse mai stato costituito e che i fatti contestati a Turriciano fossero decontestualizzati dalla criminalità organizzata. La Corte d’Appello di Caltanissetta, tuttavia, aveva rigettato la richiesta, ritenendo infondata la diversa ricostruzione dei fatti proposta dalla difesa.
Nonostante il rigetto della prima richiesta di revisione, la difesa non si è arresa. Nuove indagini hanno permesso di accertare che non vi erano state ingerenze nel sistema degli appalti pubblici e che nessun tentativo di controllo del mercato del calcestruzzo era stato messo in atto dai presunti sodali. Nell’aprile del 2024, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta, che aveva rigettato una seconda richiesta di revisione presentata dagli avvocati Lauria e Gruppuso, riaprendo di fatto il caso.
La Svolta: la Corte d’Appello di Caltanissetta Assolve Turriciano
Dopo ben tre processi, la Corte d’Appello di Caltanissetta ha finalmente assolto Vito Turriciano con la formula “perché il fatto non sussiste”. I giudici nisseni hanno riconosciuto che non vi erano elementi sufficienti per sostenere l’esistenza del presunto gruppo criminale e che i reati contestati a Turriciano non erano espressione della forza di intimidazione della mafia locale.
“Si tratta di un precedente importante”, ha dichiarato l’avvocato Baldassare Lauria. “Con la sentenza di assoluzione la Corte ha negato la validità di ogni automatismo probatorio accertando, nel nostro caso, che i reati che si addebitavano ai singoli non erano espressione della forza di intimidazione della mafia locale, quindi estranei ad essa. Adesso, dopo il deposito delle motivazioni, valuteremo le azioni consequenziali, intanto Turriciano Vito non potrà più essere ritenuto un mafioso”.
Fine di un Calvario Giudiziario, la Verità Ristabilita
L’assoluzione di Vito Turriciano rappresenta la fine di un lungo e travagliato calvario giudiziario, durato anni e segnato da una condanna ingiusta. Una sentenza che ristabilisce la verità e che restituisce dignità a un uomo che ha sempre proclamato la sua innocenza. Un caso che dimostra l’importanza di una difesa tenace e competente, capace di far emergere la verità anche di fronte a un’accusa così grave come quella di associazione mafiosa.