Una complessa operazione coordinata dalla Procura Europea Delegata di Palermo (EPPO) e condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Agrigento ha scoperchiato una presunta frode milionaria ai danni dei fondi europei destinati allo sviluppo. Su richiesta degli inquirenti europei, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Agrigento ha emesso due decreti di sequestro preventivo, anche per equivalente, per un valore complessivo di 1 milione e 350 mila euro, colpendo beni riconducibili a due società e sei persone fisiche della provincia.
Al centro delle indagini, durate mesi, è finito un unico nucleo familiare agrigentino, attivo in diversi settori: dall’edilizia alla ristorazione, fino all’agricoltura. Proprio questa diversificazione avrebbe permesso, secondo l’accusa, di orchestrare un articolato meccanismo fraudolento per drenare illecitamente risorse pubbliche provenienti sia dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) sia dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR).
Il primo filone investigativo si è concentrato su un progetto finanziato dal FESR, finalizzato alla creazione di nuove forme di turismo. Analizzando la documentazione presentata per giustificare le spese, i finanzieri hanno notato significative anomalie nei rapporti tra la società beneficiaria del contributo e un’impresa edile, anch’essa riconducibile alla stessa famiglia. Quest’ultima, secondo le Fiamme Gialle, sarebbe stata una sorta di “scatola vuota”, priva di reale capacità operativa, utilizzata per emettere fatture relative a lavori di ristrutturazione di fatto mai eseguiti.
Lo schema, secondo la ricostruzione degli inquirenti, era ben congegnato: l’impresa edile emetteva fatture fittizie; la società beneficiaria le utilizzava per ottenere la prima tranche del finanziamento europeo; il denaro pubblico così incassato veniva fatto “rientrare” nella disponibilità della beneficiaria attraverso un complesso giro di bonifici tra le varie persone fisiche e giuridiche coinvolte; infine, questo denaro veniva usato per simulare il pagamento di ulteriori fatture false, presentate poi per richiedere fraudolentemente la seconda tranche del contributo tramite un nuovo “stato d’avanzamento lavori”.
Una volta collaudato, lo stesso modus operandi sarebbe stato replicato per mettere a segno un’altra frode, questa volta a danno del FEASR. La medesima impresa edile “schermo” avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti a favore di una ditta individuale, formalmente intestata a un prestanome ma di fatto sempre gestita dal nucleo familiare al centro dell’indagine. L’obiettivo era ottenere un contributo a fondo perduto destinato allo sviluppo rurale. Anche in questo caso, i fondi pubblici illecitamente percepiti sarebbero stati poi dirottati verso altre attività economiche riferibili ai medesimi indagati, sottraendoli alle finalità per cui erano stati stanziati dall’Unione Europea.
Al termine delle indagini, sei persone sono state denunciate alla Procura Europea per ipotesi di reato quali truffa aggravata ai danni dello Stato, frode fiscale e autoriciclaggio. Tre società sono state inoltre segnalate per la responsabilità amministrativa degli enti dipendente da reato (ai sensi del D.Lgs. 231/2001).
Le ipotesi investigative, condivise dal Procuratore Europeo delegato e accolte dal GIP di Agrigento, hanno portato non solo ai decreti di sequestro per 1,35 milioni di euro, ma anche a misure concrete. L’esecuzione dei provvedimenti ha già permesso di bloccare circa 700 mila euro tra denaro contante, beni mobili, immobili e quote societarie. Inoltre, una delle tre società coinvolte, ancora pienamente operativa con un giro d’affari dichiarato superiore a 1,6 milioni di euro, è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria per garantirne la gestione nella legalità e preservare il valore aziendale in vista di eventuali confische definitive.
Come sempre in questi casi, è fondamentale sottolineare che per tutti gli indagati vige la presunzione di non colpevolezza fino all’eventuale sentenza definitiva. Le accuse dovranno essere rigorosamente vagliate nel corso del procedimento giudiziario.
L’operazione conferma l’impegno congiunto della Procura Europea e della Guardia di Finanza nel contrastare le frodi che danneggiano il bilancio dell’UE. La repressione di questi illeciti, anche attraverso l’aggressione ai patrimoni accumulati illegalmente, è fondamentale, poiché solo un impiego corretto e trasparente dei fondi pubblici può realmente favorire la crescita economica e occupazionale, mentre la loro illecita appropriazione rappresenta un grave freno allo sviluppo del territorio.