Il dramma sportivo e finanziario dell’ACR Messina si tinge di giallo, assumendo i contorni di un vero e proprio mistero. Più che la penalizzazione incombente, o la disperata (e probabilmente inutile) raccolta fondi, a preoccupare i tifosi è l’inquietante sparizione della proprietà, quella Aad Invest che, pochi mesi fa, aveva rilevato l’80% del club con promesse di rilancio, e che ora sembra essersi volatilizzata nel nulla. Aad Invest, un nome che a Messina evoca più dubbi che certezze.
La domanda che rimbalza tra i vicoli della città, e che anima le discussioni sui social, è una sola: che fine ha fatto il fondo di investimenti di Cissé? Quali erano le reali intenzioni di chi ha acquisito la maggioranza delle quote societarie, salvo poi eclissarsi al primo ostacolo? E, soprattutto, chi pagherà i conti di un club che sembra navigare a vista, senza una guida e senza un futuro?
Aad Invest: Un Acronimo, Mille Incognite
Aad Invest, fondo di investimento senegalese con sede in Lussemburgo, era apparso fin dall’inizio un acquirente con un curriculum non proprio da calcio professionistico italiano. Non si trattava di una holding finanziaria di comprovata solidità, né di un gruppo imprenditoriale con una storia e una reputazione definite. Anzi, le informazioni disponibili sono piuttosto scarne. Sappiamo che al vertice del fondo c’è il senegalese Cissé, che prima di acquisire il Messina aveva comprato il KMSK Deinze, squadra di serie B belga, che sta anch’essa precipitando verso il fallimento, dove ormai i calciatori non scendono più in campo per il mancato pagamento degli stipendi. Aad Investi, sembra quasi una scatola vuota, un nome usato per un’operazione che, con il senno di poi, appare sempre più opaca.
L’unico riferimento “fisico” di questa enigmatica società era, fino a poco tempo fa, il presidente Fabrizio Alaimo, improvvisamente colpito da un malore (e le malelingue insinuano che la “febbre” possa essere anche di natura psicosomatica, legata allo stress della situazione). Al suo posto, a dialogare con le istituzioni messinesi e a cercare soluzioni tampone, si ritrova il direttore sportivo Domenico Roma, un professionista serio e stimato, ma costretto a ricoprire un ruolo che non gli compete, e a fare da scudo a una proprietà assente e inafferrabile.
Sciotto, l’Ex Patron e un Futuro Incerto
In questo scenario, la figura di Pietro Sciotto, l’ex patron che detiene ancora il 20% delle quote, assume un ruolo ambiguo. Da un lato, potrebbe rappresentare l’ultima ancora di salvataggio, l’unico in grado di riprendere in mano le redini del club evitando quanto meno il fallimento. Dall’altro, la sua uscita di scena, avvenuta in modo brusco e poco trasparente, lascia aperte molte perplessità. La sua eventuale riacquisizione delle quote, peraltro, richiederebbe un lungo e complesso iter giudiziario, un percorso a ostacoli che l’ACR Messina, in questo momento, non può permettersi.
Una Città Ferita, un Club in Ostaggio
La Crisi ACR Messina, dunque, è prima di tutto una crisi di identità e di trasparenza. Un club storico, con una tifoseria appassionata, si ritrova ostaggio di una proprietà fantasma, di un’entità impalpabile che sembra averlo abbandonato al suo destino. E mentre la squadra lotta sul campo per evitare la retrocessione, e i tifosi si interrogano sul futuro, la sensazione è che la partita più importante si giochi su un altro tavolo. Quello nel quale si deciderà il futuro dello storico club messinese