Aveva 33 anni. Era papà di due bimbi, Luca e Benedetta. Era il 28 maggio del 1980, quella che passerà alla storia come una fredda mattina di maggio.
Stava percorrendo alle 11.10 la via Salaino sotto casa sua a Milano e venne ucciso con cinque colpi di pistola.
Muore un giornalista!
Il suo nome era Walter Tobagi.
Nonostante la giovane età già scriveva per Il Corriere della sera e già aveva fatto parte dell’Avanti e dell’Avvenire.
Era nato a San Brizio, Spoleto, il 18 marzo 1947. Già liceale scriveva per la Zanzara e proseguendo gli studi all’università si laureò in filosofia con una tesi in storia contemporanea sui movimenti sindacali.
Sarà ricercatore e docente di storia contemporanea all’Università Statale di Milano. Nel 1975 pubblica un volume sul sindacato della CGIL, un lungo saggio sul sindacalismo cattolico e un volume sull’attentato a Togliatti nel 1978.
Da giornalista era attento e scrupoloso.
Inizialmente si occupava di tutto, ma il suo interesse prioritario erano i temi sociali, la politica e il movimento sindacale.
Si occupava con diligenza anche di temi economici come le inchieste a puntate sull’industria farmaceutica, la ricerca, la stampa, l’editoria, la politica estera.
Attento osservatore e pacato qual era inizia a descrivere la società degli anni ’70, gli anni di piombo, delle Brigate rosse, gli anni degli estremismi di destra e di sinistra.
Iniziava a scrivere servizi sulla condizione di lavoro dei siderurgici, dei lavoratori della Fiat Mirafiori, sull’autunno caldo del ’72, sulla condizione di lavoro degli operai.
L’impegno più importante e imponente di Tobagi era costituito dalle vicende del terrorismo di destra e di sinistra di quegli anni. Seguì con scrupolo le vicende di piazza Fontana e delle prime iniziative militari delle Br. In questi temi espresse le sue potenzialità di inviato sul fronte del terrorismo e di cronista politico e sindacale.
Tobagi proprio sulle Br denunciò i pericoli di un radicamento del fenomeno terroristico nelle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro. Scriveva: «La sconfitta politica del terrorismo passa attraverso scelte coraggiose: è la famosa risaia da prosciugare, tenendo conto che i confini della risaia sono meglio definiti oggi che non tre mesi fa. E tenendo conto di un altro fattore decisivo: l’immagine delle Brigate rosse si è rovesciata, sono emerse falle e debolezze e forse non è azzardato pensare che tante confessioni nascono non dalla paura, quanto da dissensi interni, sull’organizzazione e sulla linea del partito armato».
Il 28 maggio del 1980 verrà ucciso dal gruppo delle Brigate XXVIII marzo, un gruppo di estrema sinistra che doveva dimostrare la forza di un atto eclatante per far parte delle Br. Uccidono un uomo buono, leale, un giornalista e intellettuale italiano, un padre di famiglia.
Il Cardinale Martini che celebrò i funerali di Tobagi scrisse nel trentesimo anniversario della sua morte: «…non bisogna perdere la memoria degli uomini che sono stati esemplari per il loro impegno sociale e civile, che hanno saputo stimolare le coscienze a promuovere sempre il bene comune e per questo hanno pagato con la vita. Tale impegno Walter Tobagi lo esprimeva attraverso il suo lavoro di giornalista, aiutando a capire le complesse tensioni sociali di quel tempo, testimoniando il coraggio della verità, chiedendo con vigore l’impegno di tutti per una società più giusta».