In politica negli anni ’70 si avanzò un accordo tra la DC e il PCI, il compromesso storico, che fu pensato dai leader Aldo Moro e Enrico Berlinguer, il segretario del PCI che aveva rotto i rapporti con l’Unione Sovietica e inaugurato in Italia l’eurocomunismo.
Fallita tale soluzione politica a seguito della morte di Aldo Moro ucciso dalle Brigate Rosse, negli anni ’80 si impose una nuova stagione guidata da Bettino Craxi, segretario del PSI.
Già deputato dal 1968, diventò segretario del partito nel 1976 con l’idea di rilanciare il PSI, portarlo verso un socialismo liberale distaccato dal comunismo.
Il Partito socialista recuperò terreno sul versante elettorale giungendo nei primi anni Novanta quasi al 15% dei suffragi. Fu in questo periodo che il PSI divenne l’arbitro del sistema politico in cui la DC non aveva il consenso da sola per governare e il PCI, ormai al tramonto del compromesso storico, era escluso dall’azione di governo. Craxi, grazie al primo presidente socialista della Repubblica italiana Sandro Pertini, divenne presidente del Consiglio nel 1983. Fu capo dell’esecutivo per due volte fino al 1987. Alla DC che era il partito di maggioranza andarono vari posti chiave di governo (Andreotti ministro degli esteri, Scalfaro ministro degli interni, Martinazzoli ministro di Grazia e giustizia).
Alla fine del Governo Craxi nel 1987 l’Italia era fra le prime cinque nazioni più ricche del mondo cercando di insidiare la Francia in quarta posizione.
Certo il debito pubblico era arrivato all’84% ma il PIL era cresciuto in proporzione di più del debito. L’inflazione dal 16% si era ridotta al 4% comportando la crescita dei salari reali fino al 1992, raggiungendo circa il 4% in più su base annua.
Dal 1992 in poi il debito pubblico è cresciuto sempre più del PIL, al contrario di quanto fosse avvenuto fino a quella data.
La Repubblica entrò in una profonda crisi: tra il 1992 e il 1993, quando scoppiò il caso “tangentopoli” che svelava un diffuso sistema di corruzione e concussione che riguardava sia singoli politici che i finanziamenti illegali dei partiti. Alcuni dei principali esponenti politici vennero raggiunti dagli avvisi di garanzia emessi dalla magistratura. Craxi per il PSI, Arnaldo Forlani per la DC, Giorgio La Malfa per il PRI, Antonio Cariglia per il PSDI e Renato Altissimo per il PLI furono sotto inchiesta. Durante il dibattito in parlamento il 29 aprile del 1993, Craxi prendendo la parola si difese sostenendo che il finanziamento illecito era una pratica consolidata e condivisa da tutti i partiti.
Gli anni Novanta segnarono il passaggio definitivo tra la Prima e la Seconda Repubblica, e mentre il mondo Occidentale era alle prese con la fine del comunismo (1989 caduta del muro di Berlino) e dell’Unione Sovietica (1991) l’Italia vedeva scompaginare l’assetto dei partiti politici che resero il Paese una Repubblica democratica parlamentare.
Nei paesi occidentali europei i partiti svolsero un delicato compito di passaggio dal mondo bipolare, Est-Ovest, democrazia liberale-comunismo, che aveva caratterizzato la Guerra fredda (1947-1991), mentre in Italia abbiamo la scomparsa dei grandi partiti.



