Che il sistema calcio non sia uno sport, ma uno spettacolo attorno al quale girano miliardi non lo stiamo scoprendo oggi. Che ogni tanto qualche società debba essere punita per potere dire che il sistema é capace di auto riformarsi e auto pulirsi é risaputo: Bari, Foggia, Palermo, Avellino, persino il Napoli sono sempre sacrificabili e sempre del Sud.
Lo sapevamo e lo sappiamo in cuor nostro che il sistema calcio funziona così da quando il pallone é diventato un fatto sociale prima ed economico dopo. Ma ammetto che sentirlo dire da uno che di mestiere ha fatto il procuratore federale della Figc fa un po’ accapponare la pelle e viene voglia di spegnere la TV e godersi lo sport, quello vero, magari in qualche campetto di periferia.
“Il sistema calcio è sbagliato, lo dico da sempre. È un fatto culturale, la Juve ce l’ha nel Dna: interessa solo vincere. Ma per riuscirci in Europa servono risorse infinite, perché competi con colossi che si arricchiscono con il petrolio e il gas e non con il lavoro degli uomini, come la famiglia Agnelli. Per tenere il passo di Psg, City e Chelsea si ricorre alle plusvalenze. E diventa un problema di regole”. Così l’ex capo della Procura Figc, Giuseppe Pecoraro, commenta l’inchiesta sulle plusvalenze in un’intervista al Corriere della Sera.
Sistema calcio Malato
“Mi sono trovato in difficoltà, il Tribunale mi respingeva sempre. Dicevano che non potevo essere io a stabilire il reale costo di un giocatore. Ci ho provato con Mancini, oggi difensore della Roma. All’epoca era al Perugia e la Fiorentina aveva diritto al 50% sulla rivendita. Ebbene, il Perugia lo ha ceduto all’Atalanta per 200 mila euro e nello stesso tempo le ha dato anche il portiere Santopadre, figlio del presidente, per un milione. Ma come poteva valere più lui di Mancini? In tanti anni si è arrivati solo alla condanna di Chievo e Cesena, perché lì c’erano le intercettazioni che inchiodavano i protagonisti. Io sono per un calcio equo, giusto, che dia a tutti le stesse possibilità. Invece questo non accade. Quando chiedevo le carte sulla Juve, mi arrivavano quelle su Bari, Foggia, Palermo. Ci sono società sulle quali è difficile muoversi: Juve, Inter, Milan, Roma. Ma così non siamo tutti sullo stesso piano”.
Azzerare tutto é fermare questo sistema calcio malato sarebbe l’unica cosa sensata da fare, ma si sa già che non avverrà mai, così alla Juventus, beccata ancora una volta con le mani nella marmellata, si darà l’ennesima sculacciatina. Magari un anno in B prima di ricominciare a fare e stesse identiche cose di prima pur di vincere.