Durante il fascismo vi fu un atteggiamento ambivalente nei confronti del fenomeno mafioso. Senza dubbio la personalità più famosa di questo periodo fu il prefetto Cesare Mori. Come spiega lo storico Salvatore Lupo la lotta alla mafia durante il periodo fascista fu utilizzata come strumento di propaganda dal regime.
Un regime autoritario come quello fascista poteva abolire il malcostume della mafia. Ecco perché l’invio di Mori doveva essere il segno tangibile della lotta al sistema mafioso.
L’obiettivo che Mori si prefisse fu quello di lottare la mafia con ogni mezzo a costo di apparire più mafioso dei mafiosi. Lo strumento che utilizzò fu proprio questo: paesi sotto assedio, punizione crudeli, l’esercito a controllo. Arriverà anche a utilizzare come ostaggio donne e bambini pur di arrivare all’obiettivo di sgominare una banda criminale. Il pugno duro di Mori piegò costantemente la Sicilia. In soli due anni in carcere si troveranno 11000 persone tra boss, gregari, malavitosi ed esponenti vicini alla mafia. 5000 dei quali solo nella provincia di Palermo. Il successo della lotta fascista alla mafia riscuotè successo anche all’estero. Il Times scrivererà: “La mafia è morta. È nata una nuova Sicilia”.
I risultati di Mori non avranno la stessa efficacia nei processi dove mancava di fatto la normativa al contrasto.
Molti mafiosi ritornarono liberi, altri al confine, alcuni come Joseph Bonanno e Salvatore Maranzano emigreranno negli Stati Uniti.
Alla fine della Seconda guerra mondiale e con la caduta del fascismo molti capi mafia ritornarono liberi, addirittura alcuni furono posti dall’AMGOT (il governo militare alleato della Sicilia occupata diretto dal colonnello Charles Poletti) dopo lo sbarco in Sicilia nel luglio del 1943 come sindaci. Nomi famosi furono Calogero Vizzini e Giuseppe Genco Russo. La storiografia ha smentito il legame tra il boss Luky Luciano negli Stati Uniti e la mafia siciliana per favorire l’aiuto dello sbarco in Sicilia da parte degli alleati.
La teoria messa fuori dal giornale L’Ora alla fine degli anni ’50 non ha trovato nessun riscontro storico, né documentazione.
La potenza militare degli Alleati non aveva bisogno di nessun supporto del genere. Vero è che Luciano fu chiamato dai servizi segreti della Marina militare statunitense per il fatto che la mafia aveva il controllo del sindacato del porto di New York. Luciano fu contattato per avere notizie dell’attività tedesca sull’Atlantico. Ma il supporto non riguarderà un’operazione militare decisa qualche mese precedente a Casablanca dagli inglesi e americani che riguarderà proprio lo sbarco in Sicilia nel luglio del 1943.
È vero però che l’AMGOT nominò sindaci alcuni capi mafia per riempire uno spazio politico lasciato vuoto dal Fascismo.
Documentazione storica vagliata da storici come John Dickie e Salvatore Lupo.



