Era il 24 maggio del 1915 quando l’Italia entrò nella Grande guerra. Schierata a nord-est del fronte italiano contro il nemico austriaco, sotto le direttive del generale Cadorna.
L’esercito italiano era impreparato, poco addestrato, poco equipaggiato. La maggior parte dei soldati erano giovani che provenivano dalle campagne del sud catapultati nelle fredde montagne del nord-est dell’Italia.
Guerra di trincea, guerra di logoramento la Prima guerra mondiale, lenta, sanguinosa, crudele. Uomini contro altri uomini, in un'”inutile strage” (Papa Benedetto XV), guerra che brama il potere, frutto dei nazionalismi e delle spinte inutili di occupazione di nuovi territori.
Gli italiani al fronte soffrono, così un dispaccio austriaco relaziona sulle incursioni dell’esercito italiano: “sempre nuovi reparti d’assalto procedevano sui campi di cadaveri dei predecessori… ed erano respinti in contrattacco per far posto a nuovi assalitori, che erano annientati dal fuoco”. Ed Emilio Lussu, scrittore italiano in guerra, racconta le vicende del Primo conflitto mondiale in “Un anno sull’altipiano” dove ad un certo punto narra che gli austriaci in posizione favorevole rispetto agli italiani continuavano a colpire ed uccidere i soldati italiani costretti ad uscire dalle trincee minacciati dagli ufficiali. Allora smisero di sparare e gridarono: “italiani basta! Non vi fate uccidere così”.
Terribile la condizione dell’esercito italiano diretta fino alla disfatta di Caporetto quando il Generale Cadorna sarà sostituito con il nuovo capo dello stato maggiore dell’esercito Armando Diaz. La vittoria di Vittorio Veneto nel ’18, insieme alle battaglie vinte dagli Stati dell’Intesa segnarono la fine della guerra, la disfatta della Germania, lo smembramento dell’Impero austro-ungarico.
La successiva Conferenza di pace di Parigi, dove per l’Italia vi partecipò Vittorio Emanuele Orlando assieme a Nitti e Saladra, non porterà ciò che si auspicava accendendo gli animi nazionalisti e l’idea diffusa della “vittoria mutilata” con a capo Gabriele D’Annunzio.
Rimane l’idea di una guerra crudele che si può compediare nella poesia di Giuseppe Ungaretti, anch’egli vi partecipò come soldato, dal titoto Soldati:
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.