La storica e filosofa Hannah Arendt in “Le origini del totalitarismo” sosteneva in modo documentato che un potere politico autoritario e dittatoriale necessita di una polizia segreta che agisca in modo subdolo e capillare.
Tra le polizie segrete del ‘900 ve n’è una che a mio parare è stata molto significativa nella storia dell’Europa, la STASI, il Ministero par la sicurezza dello Stato nella Germania est.
Nata nel 1950 all’interno della DDR (la Repubbblica Democratica Tedesca) fu attiva fino alla riunificazione della Germania e alla caduta del comunismo.
Una polizia segreta spietata e forte che ebbe come modello il KGB Sovietico e che si stima abbia avuto un controllo diretto della popolazione, una spia su 59 abitanti.
I numeri i componenti della Stasi sono veramente alti, quasi 200 mila dipendenti.
Tra i direttori di questa organizzazione tragica si ricordano Wihelm Zaisser dal 1950 al 1953 e Erich Mielke dal 1957 al 1989.
Fu una polizia spietata che agiva con intimidazione, monitoraggi, detenzione e tortura. L’agire era quello della depersonalizzazione e lo svuotamento dei rapporti sociali tanto da ridurre all’isolamento il sospettato. La Stasi arrivò anche ad avere spie dentro la Germania ovest, anche nel gabinetto del cancelliere tedesco della Germania ovest Willy Brandt e che divenne anche il suo consigliere. La scoperta di questa spia porterà alle dimissioni dello stesso cancelliere nel 1974.
L’obiettivo principale della Stasi quindi era
quello di monitorare i cittadini della Germania Est considerando in particolare gli atteggiamenti scorretti politicamente fino a costringere la persona indiziata ad abbandonare la propria posizione lavorativa e sociale, isolarla e annullarla.
Azione di forza che è possibile caprendere solo in un contesto autoritario che ha fatto del controllo contro la libertà la propria ragione di vita.