Dopo 10 lunghi anni il Maestro Hayao Miyazaki ritorna al cinema con un nuovo film d’animazione Il ragazzo e l’airone.
Uscito in Giappone il 14 luglio, con un piano di marketing davvero molto audace (è stato rilasciato un solo poster, niente trailer o immagini tratte dal film), è stato mostrato in anteprima durante il Lucca Comics 2023, arrivando nelle sale italiane il 1° gennaio grazie a Lucky Red. Attualmente il film è candidato agli Oscars come Miglior film d’animazione.
Il titolo originale del film è Kimitachi wa dō, ikiru ka? (E voi come vivrete?), ed è lo stesso dell’omonimo romanzo del 1937 di Genzaburo Yoshino che Miyazaki ricevette in dono da bambino da sua madre e a cui si è ispirato per narrare la storia di Mahito Maki ambientata nel 1943, nel pieno della Guerra del Pacifico. Sin dai primi minuti, Miyazaki trascina lo spettatore all’interno del dramma che colpisce non solo Mahito (che perde sua madre), ma l’intera città (colpita dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale). La tragicità delle inquadrature del ragazzo che cerca di raggiungere la madre è perfettamente animata dimostrando la maturità artistica di Miyazaki nel saper mettere in pratica nuove tecniche d’animazione e registiche. Questa tragedia, che segnerà il protagonista per sempre, è il punto centrale attorno al quale girerà tutto il film. Mahito lascia Tokyo con il padre per trasferirsi in campagna, presso la proprietà della famiglia materna, dove li attende Natsuko, sorella minore della madre e nuova moglie del padre, già in attesa di un figlio. Per il ragazzo i cambiamenti sono troppi e veloci, e ancora colpito dal dramma dovuto alla perdita della madre, rifiuta di adattarsi al nuovo ambiente, l’unica cosa che attira la sua attenzione è l’airone cenerino (per i giapponesi simbolo di longevità) che seguirà fino alla torre diroccata, fatta costruire decenni prima da un misterioso prozio, che si rivela essere l’accesso a una dimensione parallela fantastica e oscura. Varcata questa soglia, il ragazzo si ritrova trascinato in un mondo magico tutto da scoprire.
Guidato, solo inizialmente, dall’airone, che si scopre essere un mutaforma, il protagonista incontra una varietà di creature (parrocchetti mangiauomini, pellicani e spiritelli) accompagnati da citazioni e metafore che non tutti hanno percepito alla prima visione della pellicola. Anche per questo film, Miyazaki lavora sulle immagini e sulle emozioni che esse provocano rispetto all’uso del dialogo (esempio famosissimo è la scena del viaggio in treno nel film La città incantata), infatti, troviamo lunghe sequenze mute, durante le quali i personaggi sono accompagnati dalla splendida colonna sonora realizzata da Joe Hisaishi, che da sempre compone per lo Studio Ghibli. Ogni singola immagine è un quadro da ammirare in ogni suo dettaglio.
Tra la varietà dei temi trattati, il più sentito è sicuramente quello della fuga dalla realtà. Durante la fuga nel mondo onirico, Mahito cerca disperatamente di salvare sua madre dal triste destino, anche a costo di sacrificare la sua stessa vita. Significativo è il parallelismo che Miyazaki crea: la mamma di Mahito nel mondo magico manipola il fuoco che causerà la sua morte nel mondo reale. Ma il mondo magico creato dal prozio del protagonista, grazie alla manipolazione della magia ottenuta dalla meteora, finisce per essere distrutto. Prima o poi c’è sempre il ritorno alla realtà, per quanto brutta possa essere. Da qui l’invito a non fermarsi, ad andare avanti nonostante i dolori che la vita può arrecare cosa che il protagonista comprende solo dopo un lungo e tortuoso viaggio.
Nonostante i temi trattati, accompagnati da un tono nostalgico, questo, a quanto pare, non sarà l’ultimo del Maestro, che pare stia già al lavoro sulla sua prossima opera per la felicità dei fan dello Studio Ghibli.
Il ragazzo e l’ airone:L’arte del citare di Miazaky
Sorprendente è la quantità di citazioni filmiche e artistiche che Hayao Miyazaki ha inserito ne Il ragazzo e l’airone. Moltissimi sono i richiami ai precedenti film come: Il castello errante di Howl (la liquefazione dei corpi), I sospiri del mio cuore (le sagome nere), Porco Rosso (gli aerei che volano alti e liberi nel cielo contrapposti ai relitti delle navi che circondano i mari del mondo sommerso di Mahito), La città incantata (i nerini che richiamano i wara wara) e Ponyo sulla scogliera (le scene delle maree). Non mancano citazione al mondo della cinematografia e dell’arte. Ritroviamo infatti una scena tratta da 8 e mezzo di Federico Fellini (Guido Anselmi di Marcello Mastroianni che tentava di fuggire dall’angoscia esistenziale). Ancora troviamo riferimenti alla storia dell’arte come le scene che si ispirano al quadro di De Chirico Mystère et mélancolie d’une rue, all’ Isola dei morti di Arnold Böcklin, all’ Entrata della grotta nel giardino di villa Medici a Roma di Velàzquez o ancora a La Freccia di Zeno di Magritte. Non dimentichiamo infine la citazione a Dante e alla sua Divina Commedia con la frase facemi la divina potestate dall’ Inferno, Canto III e il richiamo all’entrata nella selva oscura e al traghettatore di anime per concludere con La caduta della casa degli Usher di Jean Epstein e a Conan il ragazzo del futuro. Questa operazione del Maestro giapponese rende questo film ancora più intenso e ricco di significati e parallelismi.
Se non avete colto tutte queste citazioni, vi invito ad una seconda visione della pellicola!
Antonietta Tarantino – MeridioPost