La storia del terrorismo in Italia
Dalla fine degli anni 60 del XX secolo al 1980 si suol chiamare questo decennio “Anni di piombo”, nome tratto dall’omonimo film di Margherita von Trotta del 1981.
Sono anni di estremismo della dialettica politica che portarono scontri di piazza, violenze e terrorismo fino a veri e propri attentati.
Siamo nel ’68, e mentre in Occidente si lotta contro la guerra in Vietnam, le giovani generazioni lottano per il cambio di costumi, contro l’autorità precostituita (governi, università, scuola, mondo imprenditoriale) in Italia inizia la strategia della tensione.
Il Paese sentiva gli effetti internazionali della crisi economica del 1973 a seguito della guerra del Kippur e la conseguente crisi petrolifera. L’Italia, come tutto l’Occidente, era impegnata ad affrontare la disoccupazione in aumento, la crisi del settore automobilistico, la crisi sociale.
Era il 12 dicembre del 1969 quando vi fu la strage di piazza Fontana, nel centro di Milano, presso la Banca Nazionale dell’agricoltura. Un’esplosione causò la morte di 17 persone e 88 feriti. I responsabili furono i neofascisti dell’Ordine Nuovo.
Storicamente con la strage di piazza Fontana si apre il periodo degli “anni di piombo”, estremismo di destra e di sinistra. Riconducibile all’estremismo di destra neofascista fu la catena di attentati che ebbe inizio con la strage di Piazza Fontana e il culmine nella strage della stazione di Bologna, dove furono 85 i morti tra i quali molti bambini.
L’estremismo di sinistra ebbe nelle Brigate Rosse la massima espressione, macchiandosi di diversi omicidi (magistrati, giornalisti, forze dell’ordine) fino al rapimento e all’omicidio del presidente Aldo Moro, il 9 maggio 1978.
Furono anni terribili per la Repubblica Italiana e dimostrarono come anche in democrazia l’estremismo possa essere pericoloso. I responsabili di questi atti sono stati condannati. Spesso, come nel caso delle stragi, vi furono legami con gli apparati deviati dei servizi segreti e la criminalità organizzata.
La storia ha il valore alto di ricordarci il nostro passato e formare le nostre coscienze. Ricordare per dare dignità alle vittime e valore allo Stato democratico.