In occasione della seconda serata del Sicilia Film Fest a Cefalù abbiamo incontrato Giulia Petrungaro. Astro nascente del Cinema italiano, già giovanissima attrice affermata sul piccolo schermo e quest’anno madrina della manifestazione.
Giulia Petrungaro é stata scelta come Madrina del Sicilia Film Fest. È più emozionante calcare le scene o salire su un palco come madrina di un festival?
Devo dire che essere me stessa mi imbarazza molto e quando salgo su un palco, come in questa occasione, io sono me stessa, mentre se calco la scena interpretando un personaggio con professionalità divento quel personaggio, legandomi alle caratteristiche che esprime. Quindi essere io, Giulia, su un palco mi emoziona molto di più.
Esiste un legame tra Giulia Petrungaro e i personaggi che porta in scena?
Guarda, nei miei personaggi un po’ di Giulia c’é sempre, però cerco sempre di trasformarla. Direi che porto dietro la mia esperienza e da lì faccio i vari cambi a seconda del personaggio. Naturalmente ho interpretato personaggi più affini a me ed altri completamente differenti e ti devo dire che quelli molto diversi mi piacciono di più, perché sperimento cose nuove. Ad esempio, il personaggio di Elena, nel “Paradiso delle Signore” é quello più distante da me. Una ragazza estremamente dolce ed ingenua, totalmente al mio opposto. È si una ragazza anche determinata, ma quella determinazione forse ce l’ho messa io.
Giovanissima e determinata, già laureata in?
Marketing, ho fatto organizzazione e marketing e adesso mi sto specializzando solo in marketing. Si, porto avanti sempre tante cose, non mi piace stare ferma, mi piace avere tanti progetti. Mi definisco multitasking.
Hai fatto già tante cose e ne farai molte altre. Ma hai mai rinunciato a qualcosa?
Si, non volevo fare marketing, anche se poi mi é piaciuto, io volevo fare architettura. Completato il liceo, ho frequentato il liceo scientifico tecnologico dove al posto del latino si fa disegno tecnico ed ero anche molto brava, mi ero iscritta ad architettura e avevo passato anche i test, ma era necessaria la frequenza. Cosa incompatibile con il mestiere di attrice, visto che nel frattempo ero stata selezionata per il mio primo progetto “L’Onore e il Rispetto”. Quindi, ho rinunciato a quello, ripiegando nel marketing, anche se alla fine mi é andata bene, perché mi dà tanta soddisfazione e ormai mi mancano solo due esami per la laurea specialistica.
Parliamo di TV. Qual é la fiction del cuore?
Oddio! Le ho amate entrambe, ma ti direi l’Onore e il rispetto, perché é stato il mio primo amore, il mio primo set, il mio primo personaggio. Un personaggio cattivo, che andava contro Garko, per il quale mi avevano preparato anche alle reazioni negative del pubblico ed invece ho ricevuto inaspettatamente tantissimo affetto da parte loro.
Invece il Paradiso delle Signore?
Lì mi sono sentita per la prima volta a casa, perché la mia cerchia di amici li ho incontrati quasi tutti sul set de”Il Paradiso delle Signore”. Soprattutto per il fatto che eravamo tutti giovani, tutti alle prime armi ed abbiamo legato subito. Con alcuni di loro non ho più un buon rapporto tra colleghi, ma ho proprio un rapporto di amicizia, a “Il Paradiso delle Signore” ho trovato la famiglia. Cosa che a Roma non ho, perché lì non ho la mia famiglia.
A proposito di Famiglia. Ci racconti delle tue origini Sudamericane?
Mia Mamma é nata in Venezuela, poi all’età di Otto anni la famiglia é tornata in Italia, non in Calabria, la nostra terra di origine, ma a Roma. Dove é rimasta con il nonno fino all’età di vent’anni, tornando in Calabria solo per le vacanze. Lì conobbe mio Padre, che fu il suo primo amore adolescenziale, si trasferì per lui ed aprì la nostra azienda giù.
Quindi i genitori sono giovanissimi?
Mia mamma ha 60 anni, io sono la più piccola di tre fratelli Nicky di 34 anni e William di 37 anni. I miei fratelli si chiamano così per la Formula 1, la grande passione di Papà. Pensa che se io fossi nata maschio mi sarei chiamata Airton, come Senna. Quindi, meno male che sono Femmina.
Adesso Parliamo del primo incontro di Giulia Petrungaro con il Cinema
In realtà non avevo mai pensato di fare l’attrice, io volevo fare architettura. Finché nel mio paese, Fiumefreddo Bruzio, girarono la “Moglie del Sarto” con la Cucinotta. Durante le riprese tutti, produttore, regista, troupe, si fermavano nel lido dove io passavo il tempo con le amiche a giocare a briscola e chiedevano chi fossi. Fin quando il proprietario del lido non mi fece incontrare il regista che mi disse che avevo un volto per il cinema. Che non significa essere bella, ma che il viso prende la luce giusta da ogni angolatura. Da quel momento mi é entrato in testa il pallino per il cinema. Così a 18 anni ho iniziato a fare colloqui e provini per entrare in accademia. Li avevo fatti senza dire niente ai miei, che ho avvisato solo qualche giorno prima dell’ultimo provino. All’inizio mio padre, un uomo con la mentalità del Sud, non la prese bene, aveva immaginato altro per me, mentre mia madre, come sempre, mi assecondò convincendo alla fine anche lui. Inizio, quindi, i miei tre anni di accademia, finita la quale, ad uno dei primissimi provini, mi scritturano per il primo progetto.
Il tuo primo ruolo cinematografico arriva molti anni dopo. È uscito da pochi giorni “School of Mafia”, Film nel quale interpreti Rosalia, la figlia ribelle di un padre Mafioso.
Ho fatto diversi ruoli da mafiosa, quindi non mi é venuto difficile farlo. Anche se questo é un personaggio diverso. perché Rosalia é figlia di un mafioso, ma non vuole vivere come il padre. È una ragazza completamente libera, libertà che esprime anche con un paio di ali tatuate dietro la schiena (non vi dico il disagio di disegnare queste ali ogni giorno). Rosalia si ribella cercando di autodeterminare la propria diversità, ma vuole anche molto bene al padre, che lascia libero di essere com’é.
Dopo la prima esperienza Cinematografica, preferisci il Cinema o le Fiction?
Il Cinema senza ombra di dubbio! Perché con i suoi tempi dilatati hai molto più tempo per fare meglio. Una scena cinematografica dura anche 10 volte di più di quella di una fiction. Poi il Cinema é ricco di silenzi, che a me piacciono di più, perché mi sento più attrice io, mi sento di dare di più con i silenzi, manifestando pura espressività.
Quindi, il Set Cinematografico rende più complici?
Si. Io vedo il set del cinema come più vero, perché tu ti senti più te stessa.
In School of Mafia ci sono solo due interpreti femminili Giulia Petrungaro e Paola Minaccioni
Paola é eccezionale, l’ho sempre stimata professionalmente e ho potuto conoscerla meglio durante le riprese a Nardò (Salento), dove poi abbiamo girato, ed é un’artista piena di risorse.
Ti sei trovata a tuo agio in una commedia, tanto da ripetere l’esperienza?
Si, soprattutto con un cast del genere. Infatti, non si esclude né l’uscita di una serie ispirata al film, né di un volume due ed io accetterei immediatamente, perché mi sono divertita tanto, perché é una commedia, ma non solo. Facendo una commedia, pensavo di dovere avere i tempi comici, ma io faccio un personaggio che non fa ridere, ma sorridere e fa anche riflettere. È molto vero come personaggio. Lo rifarei volentieri, ma se mi chiedi cosa ti piace di più interpretare io, da piagnona, preferisco i ruoli drammatici, anche perché é più nelle mie corde.
C’é un regista con il quale hai sempre desiderato lavorare? Uno la cui chiamata ti farebbe tremare le gambe?
Kim Rossi Stuart, sicuramente, ma anche altri. Sarebbe banale dirti Sorrentino, quindi ti dico Gabriele Muccino, perché, soprattutto negli ultimi film, mi piace molto e vedo molta verità in lui e poi mi piace il suo modo di girare con il carrello continuo.
Giulia Petrungaro quanto é importante studiare e apprendere sempre nel tuo lavoro?
Lo considero fondamentale, tanto che con le amiche stiamo pensando di aprire noi una sorta di centro di formazione, che non deve solo servire ad insegnare il mestiere di attore, ma anche, soprattutto a chi insegna, a tenersi sempre allenati ed aggiornati.
Un ultima domanda: c’é una cosa del marketing che ti sei portata nella professione di attrice?
Vendermi. La vendita, io vendo me stessa, perché fondamentalmente per i produttori sono un prodotto. E se ho imparato, attraverso le tecniche di marketing, a vendere prodotti per cui nutro poco interesse, naturalmente con me stessa é più semplice. Saper parlare e sapersi vendere é una cosa importante che so fare e so fare bene.