Maxi sequestro della Polizia a Gela: 12 auto di lusso, tra cui Ferrari e Porsche, sottratte a tre indagati per appropriazione indebita dopo il fallimento della Sital Impianti.
Un parco auto da capogiro, comprendente supercar come Lamborghini, Porsche Cayenne e Ferrari, è stato posto sotto sequestro dalla Polizia di Stato a Gela. L’operazione, che ha visto l’impiego di circa 80 agenti del locale Commissariato, è scattata nell’ambito di un’indagine per appropriazione indebita a carico di tre persone, tutte gelesi e riconducibili alla società per azioni Sital Impianti, dichiarata fallita all’inizio di aprile. L’intervento delle forze dell’ordine si è svolto in un clima di tensione, simile a quello già registrato davanti al tribunale dopo la dichiarazione di fallimento.
Lusso “Nascosto”: il Sequestro Dopo il Fallimento Sital Impianti
Il provvedimento di sequestro preventivo, accompagnato da perquisizioni, è stato emesso da un Pubblico Ministero della Procura di Gela (diverso da quello che ha seguito la procedura fallimentare) ed eseguito questa mattina. Le dodici autovetture di lusso, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero state sottratte alla procedura fallimentare della Sital Impianti SpA. A seguito della dichiarazione di fallimento, infatti, tutti i beni aziendali, comprese le automobili, sarebbero dovuti rientrare nella disponibilità dell’amministrazione giudiziaria nominata dal Tribunale.
Quest’ultima avrebbe poi dovuto trattenere i veicoli di proprietà dell’azienda per soddisfare i creditori e restituire quelli in leasing alle rispettive società finanziarie, dato che i canoni non venivano più pagati. I tre indagati, invece, si sarebbero appropriati indebitamente di queste dodici vetture, non consegnandole come dovuto. Da qui l’accusa di appropriazione indebita e il conseguente provvedimento di sequestro eseguito dalla Polizia di Gela.
Clima Tesissimo: Tensione Durante il Sequestro, la Risposta di Procura e ANM
Come già accaduto nelle settimane precedenti davanti al Tribunale di Gela, subito dopo la dichiarazione di fallimento della Sital Impianti, anche durante le operazioni di sequestro delle auto di lusso si sono registrati momenti di forte tensione, con proteste rivolte ai poliziotti e, indirettamente, ai magistrati della Procura. Un clima che ha spinto la Procura gelese, coordinata dal Procuratore Capo Salvatore Vella, a ribadire la propria “serenità” di fronte alle polemiche, sottolineando che “gli indagati hanno, e avranno, tutti gli strumenti per difendersi nelle opportune sedi”.
Un richiamo al rispetto delle procedure legali che fa eco a quanto già espresso nei giorni scorsi dall’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), la quale, pur senza riferirsi direttamente a questo caso ma commentando le precedenti tensioni, aveva ricordato che “ci si debba sempre difendere nel processo e non dal processo” e che “il legittimo dissenso nei confronti di provvedimenti adottati dall’autorità giudiziaria non può mai estrinsecarsi in condotte che siano contrarie al rispetto della continenza espositiva e, soprattutto, non può tradursi in iniziative plateali volte a (tentare di) condizionare l’operato” della magistratura. L’operazione odierna aggiunge un nuovo capitolo alla complessa vicenda del fallimento Sital Impianti, spostando ora l’attenzione sulle presunte responsabilità penali per la gestione dei beni aziendali post-fallimento.