RAGUSA — Cinque pregiudicati catanesi sono stati raggiunti da una misura cautelare dell’obbligo di dimora, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Ragusa su richiesta della Procura, nell’ambito di un’indagine che ha ricostruito una serie di furti avvenuti nella storica frazione di Ragusa Ibla. I cinque sono gravemente indiziati di aver agito in concorso per il furto di due ciclomotori Honda SH e delle targhe di un’auto.
L’operazione, condotta dalla Stazione dei Carabinieri di Ragusa Ibla, ha preso avvio da alcune denunce presentate da cittadini tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Grazie a un meticoloso lavoro di analisi delle immagini di videosorveglianza urbana, i militari sono riusciti a tracciare i movimenti sospetti di due veicoli: un’auto con funzione di staffetta e un furgone usato per il trasporto della refurtiva.
Secondo quanto ricostruito, gli indagati avrebbero agito con un metodo collaudato: nei giorni precedenti ai colpi, alcuni membri della banda effettuavano dei sopralluoghi a bordo di un’auto a noleggio, verificando la presenza delle forze dell’ordine e individuando i mezzi da sottrarre. Una volta avviata l’azione, il furgone — dotato di targhe rubate proprio per eludere eventuali controlli — si muoveva a breve distanza, pronto a caricare gli scooter asportati direttamente dalla strada.
Le indagini hanno portato all’identificazione dei cinque sospettati, tutti con precedenti, che quella notte si trovavano a Ragusa negli stessi orari in cui si sono verificati i furti. Gli inquirenti, sulla base dei riscontri ottenuti, hanno ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, ritenendo necessario un provvedimento che impedisca loro ulteriori spostamenti fuori dalla propria città.
Il provvedimento dell’obbligo di dimora, eseguito nelle scorse ore, rappresenta un primo esito dell’inchiesta ancora in corso. L’intera vicenda giudiziaria si trova infatti nella fase delle indagini preliminari: come previsto dalla legge, per tutti gli indagati vale il principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.
Il caso ha riacceso l’attenzione sulla sicurezza nelle zone turistiche e storiche della città, troppo spesso bersaglio di furti mirati, e sulla necessità di potenziare la prevenzione nei periodi in cui l’afflusso di visitatori rende il territorio più esposto ad azioni criminali.