Buona volontà e impegno da un lato, ma una crisi strutturale che resta immutata dall’altro. Si è tenuto a Palermo un vertice cruciale per il futuro dei Liberi Consorzi Comunali, gli enti che hanno ereditato le funzioni delle ex Province siciliane, ma il risultato è un quadro a due facce. Mentre l’assessore regionale Andrea Messina assicura il massimo supporto per “restituire piena operatività” a queste istituzioni, il presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta, lancia l’allarme: senza interventi strutturali e urgenti, il sistema rischia il collasso.
L’incontro, fortemente voluto anche dall’associazione dei comuni siciliani, ha messo attorno a un tavolo l’assessore alla Funzione pubblica e i presidenti dei consorzi. Sul tappeto, i problemi cronici che da anni paralizzano questi enti: la carenza di personale, il trasferimento incerto delle risorse finanziarie dalla Regione e la necessità di procedure più snelle. Temi che si traducono in disservizi concreti per i cittadini.
L’assessore Messina ha definito il confronto “proficuo”, ribadendo la “volontà comune di lavorare in sinergia” e l’impegno del governo Schifani a garantire il supporto necessario. L’obiettivo dichiarato è ambizioso: far tornare le ex Province a essere un “punto di riferimento solido per i territori”.
Una visione che, però, si scontra con la diagnosi ben più cruda formulata da Paolo Amenta. Pur riconoscendo la disponibilità dell’assessore, il presidente di Anci Sicilia ha messo in chiaro che la situazione non è cambiata. “Resta immutata la grande crisi dei Liberi consorzi”, ha dichiarato, “che con la massima urgenza hanno bisogno di interventi strutturali sia dal punto di vista finanziario sia sul fronte degli investimenti”.
Amenta ha poi riportato la discussione sul piano della realtà quotidiana, ricordando a tutti di cosa si sta parlando. “Non possiamo dimenticare che questi enti hanno competenza sulle strade provinciali dell’isola e su un alto numero di istituti scolastici superiori”. Strade dissestate e scuole con problemi di manutenzione sono la conseguenza più diretta e tangibile di questa crisi istituzionale.
Il vertice si chiude quindi con una promessa di impegno da parte della Regione, ma anche con un avvertimento inascoltato da parte dei territori. Le buone intenzioni, da sole, non bastano più. Per salvare le ex Province servono risorse certe e riforme strutturali, altrimenti il rischio è che a pagare il prezzo più alto siano, ancora una volta, i cittadini siciliani.